Sono ormai molto famosi perchè hanno un'alta percentuale di successo. Si parla dei metodi di Ferber, Estvill.
In realtà Estvill si rifà a quello elaborato dal noto pediatra Richard Ferber direttore del Center for Pediatric Sleep Disorders a Boston e reso pubblico tramite il libro Solve Your Child’s Sleep Problems nel 1985.
In entrambi i casi (Estvill e Ferber) si ha la garanzia di ottenere il successo sul 98% dei casi, quindi qualsiasi sia il carattere del bambino, qualsiasi sia l'età; infatti ad esempio ad Estvill non importa quale sia l'età, può avere 10 mesi o 4 anni.. per lui è indifferente cito testualmente”non c'è nessuna differenza tra un bebé e un bambino di quattro anni “
Inoltre in entrambi i casi si ritiene che il sonno sia un'abitudine che vada appresa e che sia quindi determinata solo da fattori esterni e che bisogna solo inculcarla definitivamente. Paragona, l'insegnare a dormire, a gesti come: mettere il bambino sul seggiolone, proporgli il cucchiaino, mettergli il bavaglino, gesti che sono solo meccanici.
Ma andiamo al metodo Estvill in grandi linee.
Si deve intanto creare un ambiente unico e destinato al sonno del bambino che sia sempre lo stesso. La sua cameretta. Poi si deve fissare un orario e anche questo non dovrà variare mai. Quando è giunta l'ora della nanna, i genitori (o l'uno o l'altro) portano il bambino in camera e dopo circa dieci minuti di coccole gli dicono qualche frase che dovrà restare anche questa sempre invariata e che segnerà l'inizio del sonno, che avrà lo scopo di rassicurarlo. Dopo di che escono dalla stanza e il bambino con tutta probabilità si metterà a piangere. A questo punto Estvill ha elaborato tutto un piano di rientri e di minuti di attesa per i genitori. In questo modo assicura entro una settimana il successo garantito. Diciamo che il fallimento di questo metodo lo attribuisce ai genitori e non al metodo in quanto proprio lui afferma che basta che il bambino sgarri una volta che il metodo fallisce scaricando inevitabilmente la responsabilità sui genitori che non sono stati abbastanza fermi e convinti nell'eseguire il metodo per filo e per segno. Lui stesso dice (a pg 61): Qui mamma e papà dovranno dimostrare la loro vera forza. Non dovranno pensare a Paolino che, in segno di supplica, alza i braccini con un viso triste o che, se più grande, urla tutta la sua disperazione [..] Piangerà, urlerà, singhiozzerà fino a strangolarsi, vomiterà, si agiterà in preda a convulsioni, dirà “sete”, “fame”, “bua” “ti prego”, “non ti voglio più” e quant’altro pur di riuscire a piegarvi. Ma voi fate finta di nulla, siate stoici.
In generale ci sono delle regole da seguire:
il metodo deve durare una settimana (ma si ritiene che il successo possa arrivare molto prima)
deve essere fatto in una stanza che sia quella del bambino e non in camera dei genitori
non si devono toccare quando si rientra per rassicurarli, quindi solo parole.
Se piangono di notte (i risvegli) non bisogna fare nulla (dare da bere, rimettergli il ciuccio ecc) solo continuare con i rientri e le rassicurazioni verbali.
PRO E CONTRO
Il bambino con tutta probabilità avrà imparato a dormire da solo, quindi il pro è sicuramente il fatto che si ottiene il risultato sperato. Il fatto che pianga anche per periodi piuttosto lunghi non è visto come un grosso problema o un trauma, afferma Spock, che la maggior parte dei bambini piangeranno per un massimo di 30 minuti la prima notte, e vedendo che non serve a niente, si addormenteranno. Scrive: "Credo che a questa età piangano solo per rabbia... andare da loro li fa arrabbiare ancora di più e li fa piangere molto più a lungo".
Dott. William Sears, autore di "The Baby Book" e altri libri.
Quindi per chi è a favore di questo metodo, la risposta ai dubbi che molti hanno è che il metodo non è così terribile e che effettivamente il bambino impara a dormire da solo.
Di contro, per riuscire ad attuare questo metodo bisogna essere molto fermi, ma soprattutto molto convinti. Non è facile sentir piangere il proprio bambino, sentirlo chiedere aiuto e non andarci. Non è un metodo adatto a tutti.
Le molte critiche ricevute anche da autorevoli pediatri sono tante e riguardano soprattutto la metodologia. Nessuno infatti afferma che il metodo non sia efficace, ma il prezzo da pagare per ottenere il risultato è veramente così privo di effetti collaterali?
C'è chi dice si e chi dice no.
Per sapere meglio i motivi di chi è contrario a questo metodo vi suggerisco questo video
http://www.youtube.com/watch?v=ElqDnKZydGs
e questo che è la sua applicazione ad un bambino già più grande, nonostante Estvill affermi che il suo metodo valga anche per queste situazioni.
http://www.youtube.com/watch?v=i6_t100Nj2Y&feature=related
Molti sono i genitori che hanno adottato questo metodo e si ritengono non solo non pentiti ma anche soddisfatti dal risultato, affermano che sono bastate solo poche ore di pianto complessive in pochi giorni, sostengono che non è così crudele come lo si vede nell'ultimo video. C'è anche chi afferma che l'isteria di quel bambino nel video è una palese dimostrazione del vizio di avere la mamma accanto. Ma anche se fosse un vizio, interrompere così di punto in bianco una cosa perpetrata da mesi o peggio anni, non è forse doloroso? Non è dolore quello che il bambino sta manifestando? E soprattutto la colpa di questo vizio chi ce l'ha? Molti contrari a questi metodi rispondono che i genitori sbagliano, si pentono.. ma alla fine sono i bambini quelli che poi ne pagano le conseguenze. Per questa ragione io ritengo che chiunque è libero di seguire il metodo che preferisce e che ritiene più vicino alla sua indole, al suo carattere, ma è importante anche che tenga conto del bambino, del suo carattere e delle sue abitudini. Che decida di adottare questo o quel metodo ma sempre considerando il cuore di mamma che non sbaglia mai.
Ci sono bambini e genitori che hanno adottato questo metodo e adesso sono felici e contenti, ci sono genitori e bambini che non hanno adottato questo metodo e sono altrettanto felici e contenti.
Sapere e conoscere quali sono i pro e quali i contro ci aiuta ad avere un approccio più critico verso questo o quel metodo, cosa a mio parere importantissima prima di effettuare la nostra scelta.
IMPORTANTE
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Il dottor Richard Ferber, autore di "Solve Your Child's Sleep Problems", parlando di questo approccio molto utilizzato e apparentemente spietato, consiglia di non utilizzarlo con i bambini di età inferiore ai 7 mesi. Questi sono comunque 10 ragioni per non lasciar piangere un bambino:
1. I primi tentativi di comunicare da parte di un bambino non possono avvenire con le parole, ma possono essere solo non verbali. Non sa esprimere con parole le emozioni di felicità, ma può sorridere. Non è in grado di esprimere con parole le emozioni di tristezza o rabbia, ma può piangere. Se il suo sorriso riceve una risposta, mentre il suo pianto viene ignorato, potrebbe ricevere il messaggio dannoso di poter essere amato e accudito solo quando è felice. I bambini che ricevono continuamente questo messaggio attraverso gli anni non si sentiranno mai veramente amati e accettati.
2. Se i tentativi del bambino di comunicare tristezza o rabbia vengono sistematicamente ignorati, non può imparare in che modo esprimere quei sentimenti con le parole. Il pianto ha bisogno di ricevere una reazione appropriata e positiva affinché il bambino capisca che tutte le sue emozioni sono accettate. Se le sue emozioni non sono accettate, e viene ignorato o punito perché piange, egli riceve il messaggio che la tristezza e la rabbia sono inaccettabili, non importa come siano espresse. È impossibile per un bambino capire che le espressioni di tristezza o di rabbia potrebbero essere accettate con parole appropriate una volta che sia cresciuto e in grado di usare tali parole. Un bambino sa soltanto comunicare nei modi che gli sono possibili ad ogni età,può solo riuscire a fare quello che ha avuto l’opportunità di imparare. Ogni bambino fa il suo meglio secondo la sua età, l’esperienza, e le circostanze del momento. È decisamente sleale punire un bambino per non aver fatto più di quanto sappia fare.
3. Un bambino al quale sia stato dato il messaggio che i suoi genitori gli risponderanno solo quando lui è "buono" inizierà a nascondere il "cattivo" comportamento e le "brutte" emozioni agli altri, e anche a se stesso. Rischia di diventare un adulto che sopprime le brutte emozioni e non è capace di comunicare la piena varietà di emozioni umane. Infatti, ci sono molti adulti i quali trovano difficile esprimere rabbia, tristezza, o altre "brutte" emozioni nei modi appropriati.
4. La rabbia che non può essere espressa nella prima infanzia non scompare semplicemente. Diventa repressa e si accumula col passare degli anni, fino a quando il bambino non è più capace di contenerla, ed è cresciuto abbastanza da non temere più una punizione fisica. Quando alla fine questo contenitore di rabbia si spalanca, i genitori possono essere scioccati e perplessi. Hanno dimenticato le centinaia o migliaia di momenti di frustrazione che hanno riempito questo contenitore durante gli anni. Il principio psicologico che "la frustrazione porta all’aggressività" non è mai così ben visibile quanto nella ribellione finale di un adolescente. I genitori dovrebbero essere aiutati a capire quanto sia frustrante per un bambino sentirsi invisibile quando il suo pianto è ignorato, o sentirsi indifeso e scoraggiato quando i suoi tentativi di esprimere i suoi bisogni e i suoi sentimenti vengono ignorati o puniti.
5. Siamo tutti nati sapendo che ogni emozione che proviamo è legittima. Gradualmente perdiamo questa convinzione se solo la parte "buona" di noi stessi ci fornisce risposte positive. Questa è una tragedia, perché solo quando accettiamo pienamente noi stessi e gli altri, nonostante gli errori, possiamo avere relazioni davvero amorevoli. Se non siamo pienamente amati e accettati nell’infanzia, rischiamo di non imparare mai cosa si prova o come si comunica tale accettazione verso gli altri, non importa quanta terapia o letture o riflessioni facciamo. Quanto più serene sarebbero le nostre vite se semplicemente avessimo ricevuto amore incondizionato attraverso i nostri primi anni!
6. I genitori che si chiedono se rispondere o no al pianto dovrebbero riflettere su quali sarebbero le loro reazioni in situazioni simili. Alcuni genitori considerano appropriato ignorare il pianto di un bambino, eppure, provano intensa rabbia se il loro partner li ignora quando tentano di fare conversazione. Molti nella nostra società sembrano credere che una persona debba avere una certa età per avere il diritto di essere ascoltata. Ma quale età sarebbe? Neonati e bambini non sono persone meno importanti solo perché sono piccoli e indifesi. Anzi, più qualcuno è indifeso, più merita la nostra compassione, attenzione e assistenza.
7. Se ai bambini si insegna attraverso l’esempio che le persone indifese meritano di essere ignorate, rischiano di perdere quella compassione per gli altri con la quale tutti noi esseri umani siamo nati. Se, da neonati indifesi, i loro strilli vengono ignorati, iniziano a credere che questa sia la reazione appropriata verso quelli che sono più deboli di loro stessi, e alla "Legge del più forte". Senza compassione, si prepara la fase della violenza che verrà in seguito. Quelli che si chiedono come un criminale abbia potuto non avere pietà per le sue vittime devono considerare le origini della perdita di quella compassione. La compassione non scompare improvvisamente. Viene rubata, attraverso un allevamento indifferente o punitivo, goccia dopo goccia, finché si esaurisce. La perdita della compassione è la tragedia più grande che possa capitare a un bambino.
8. Quando un bambino impara dall’esempio dei suoi genitori che è giusto ignorare il pianto di un neonato, egli tratterà con naturalezza allo stesso modo i propri bambini, a meno che ci sia qualche intervento di altri. Essere inadatti come genitori è qualcosa che si tramanda per generazioni fino a quando delle circostanze fortuite cambiano quel modello. Quanto sarebbe stato molto più facile per un genitore aver imparato durante l’infanzia come si trattano i propri figli! Forse il circolo vizioso dei comportamenti sbagliati dei genitori può iniziare a cambiare quando mai più degli spettatori passino e si allontanino da un bambino che piange disperatamente senza fermarsi per aiutarlo. Questa potrebbe essere la prima volta che un bambino riceve il messaggio che i suoi sentimenti sono legittimi ed importanti, e questo messaggio cruciale sarà ricordato più tardi quando loro stessi avranno un bambino.
9. Il pianto è un segnale provvisto dalla natura allo scopo di disturbare i genitori affinché vadano incontro ai bisogni del neonato. Ignorare il pianto di un bambino è come ignorare la sirena di un allarme antincendio perché ci dà fastidio. Il segnale è stato progettato per disturbarci così che possiamo prestare attenzione a una situazione importante. Solo una persona sorda ignorerebbe un allarme antincendio, eppure molti genitori si fingono sordi al pianto del loro bambino. Il piangere, come il segnale d’allarme, serve a catturare la nostra attenzione così che possiamo soddisfare i bisogni importanti del bambino. La natura non avrebbe mai dotato i bambini di un richiamo ricorrente senza una ragione.
10. Genitori che reagiscono solo a un "buon" comportamento possono essere convinti che stanno allevando il bambino a comportarsi "meglio". Eppure loro stessi sentono di collaborare più volentieri con chi li tratta con gentilezza. È come se i bambini fossero percepiti come una specie diversa, che funziona secondo principi di comportamento diversi. Questo è assurdo, perché sarebbe impossibile identificare un momento nel quale il bambino cambia improvvisamente verso principi di comportamento "adulti". La verità è molto più semplice: i bambini sono esseri umani che si comportano secondo gli stessi principi degli altri esseri umani. Come il resto di noi, reagiscono nel modo migliore alla gentilezza, pazienza e comprensione. I genitori che si chiedono perché un bambino sia "maleducato" dovrebbero soffermarsi a riflettere su questo punto: "Io me la sento di collaborare quando qualcuno mi tratta bene, oppure quando qualcuno mi tratta nel modo come ho appena trattato mio figlio?"
Jan Hunt
Tratto da da http://www.naturalchild.it/